EA-6B ‘’PROWLER’’
KIT HASEGAWA IN 1/72
di Marco Panciroli
Troppo noto per essere descritto nel dettaglio, il PROWLER (“FURTIVO”) ha bisogno solo di una breve presentazione, e rimando all’ampia bibliografia per le notizie storiche di questo aereo, concentrandomi sulla realizzazione del modello.

Il modello. Vista posteriore.
Introdotto in servizio nel 1971, il PROWLER è la versione quadriposto da guerra elettronica dell’A 6 INTRUDER (“IMPORTUNO”) ed è stato impiegato operativamente per la prima volta nei cieli del VIETNAM.
Sviluppato inizialmente solo per svolgere attività di disturbo elettronico, con le successive varianti ICAP I e ICAP II ha assunto anche capacità hard kill, svolgendo quindi operazioni SEAD (soppressione difese aeree nemiche) a partire dalla guerra del golfo del 1991, nel corso dell’Operazione DESERT STORM.
Il modello si riferisce ad un velivolo impiegato nell’operazione DESERT SHIELD, immediatamente precedente, in particolare il kit rappresenta un EA 6B ICAP II, block 82, in carico al VA 139 ’’Cougars’’, ed imbarcato sulla portaerei USS INDIPENDENCE ( CV-62) nel 1990.
Il modello dell’Hasegawa , base di partenza per questa replica, non è molto recente, risale infatti ai primi anni ‘80, e mostra tutto il peso dei suoi anni. E’ comunque, in scala 1/72 il migliore reperibile sul mercato. Gli altri modelli, quali l’hobbycraft o il matchbox, oltre ad essere poco reperibili, presentano difficoltà di realizzazione ben superiori, quali errori dimensionali o pennellature in positivo.
Pozzetti carrelli.
Per cominciare la costruzione sono partito non dagli interni, ma dai pozzetti dei carrelli. Sfondato e ricostruito completamente quello anteriore, ed usando come dima per la realizzazione dei pannelli la fotoincisione EDUARD dedicata agli esterni del A6 E della ITALERI, ho ricostruito anche parte del vani carrello principale, ispirandomi alla replica in 1/48 della MONOGRAM e rifacendomi alle foto contenute nel LOCK ON di Verlinden, nel detail & scale e nel valk around dedicato all’A6 e al EA6B.

Il carrello anteriore
Il kit Hasegawa rappresenta il PROWLWER con il portello anteriore del carrello principale in posizione chiusa; anche se spesso a terra gli EA-6B hanno i portelli in questa posizione, ho voluto complicarmi la vita ed aprire anche questi, prendendo come riferimento i disegni in scala riportati sul detail & scale dedicato al PROWLWER.
Anche il vano del gancio di arresto è stato ricostruito, impiegando sia il pezzo fornito dal kit, sia pareti autocostruite in plasticare.
Per finire, ho dettagliato, con plasticard, fotoincisioni e filo di rame da 1 mm i carrelli anteriore e principale; in particolare ho praticamente ricostruito la gamba del carrello anteriore, con tutti i sistemi di sterzo del ruotino.
Il tutto è poi stato colorato in bianco semiopaco ed invecchiato sia con gli appositi colori per weatering della GUNZE (oil e smoke) , sia con tempere ad acqua di colore nero seppia.
Cockpit

Il cockpit. Vista anteriore.
Finita questa acrobazia, mi sono dedicato agli interni. Questi sono molto spogli, con repliche dei sedili GRU 7 assolutamente inaccettabili. Eliminando la paratia divisoria dei pezzo n° D 18 dedicato agli interni, ho ricostruito il tutto utilizzando sia la fotoincisione EDUARD n° 72 151 dedicata al PROWLWER, sia le fotoincisioni REHEAT , relative ai pannelli radio agli schermi CRT. Tanto plasticard completa il tutto, specie per la struttura che si nota chiaramente attorno al cockpit con i tettucci aperti e il sistema per l’apertura dei tettucci.
Radar e vani avionica
Aperti i due portelli delle baie avionica poste sotto la cabina, ho ricostruito i vani con plasticard da 0,25 mm, in quanto la fotoincisione fornita dal set EDUARD permette la ricostruzione della sola parte sinistra, e, con la ricostruzione del vano carrello anteriore, non entra più nella sede prevista dalla ditta. Una sfera tratta da un cuscinetto ha replicato la bombola dell’ossigeno nel vano sinistro, mentre le varie scatole elettroniche sono state realizzate parte in plasticard e parte tratte dal set EDUARD.

Il radar e il vano avionica sinistro.
Il vano del radar e il radar stesso è stato completamente autocostruito, seguendo le foto del detail & scale e del walk around.Per l’antenna del radar di navigazione ho fatto ricorso al lamierino di una lattina di birra ( lato piacevole del nostro hobby è sfruttare anche questi materiali dopo averne bevuto il contenuto!).
Con lo stesso materiale ho poi ricostruito i portelloni di chiusura dei vani, realizzando in plasticard e sprue stirato a caldo la centinatura interna.
Completamente autocostruita è anche il birdcage, la baia elettronica basculante posta in coda, in quanto l’analoga struttura contenuta nel set della EDUARD 72 146 destinata agli esterni del modello ITALERI è decisamente sovradimensionata rispetto ai disegni del detail & scale, oltre ad essere decisamente diversa, per forma, dimensioni e disposizione della strumentazione avionica. Anche in questo caso ho impiegato la provvidenziale lattina di birra, plasticard, filo di rame e tanta pazienza!
Il colore di fondo è ancora il bianco semilucido, con le scatole avionica in nero semilucido o grigio 36118. Un leggero drybrush in grigio scuro ed un lavaggio a tempera nera ha poi completato l’opera.
Ali e ultimi particolari
Anche le ali sono state pesantemente riviste. Volendo realizzare il modello con le ali ripiegate, condizione solita per gli aerei imbarcati, ho prima separato le semiali all’altezza della linea di separazione, quindi separato i flap dal resto dell’ala.
Anche il pilone esterno è stato ripreso per realizzare gli attuatori del sistema di vincolo dell’ala, realizzando con il solito lamierino di lattina, con rinforzi in plasticard, il portello di chiusura, che resterà solidale alla semiala ripiegata.
Tutto il sistema di ripiegamento è interamente autocostruito in plasticard, filo di rame e fotoincisioni di recupero, impiegando oltre 50 pezzi per semiala per rendere l’idea della complessità del sistema di ripiegamento alare.

Il sistema di ripiegamento delle ali
Le luci di posizione alari sono state ricavate da pezzi di sprue trasparente, incollato con il cianoacrilato, adattati con una fresa e poi lucidati con pasta abrasiva GUNZE.
Anche i vani della scaletta , appena abbozzati nel modello Hasegawa, sono stato oggetto di trattamento: eliminato il dettaglio stampato, ho ricostruito gli scalini d’accesso in plasticard e filo di rame, impiegando le scalette fotoincise della EDUARD per completarli.
Colorazione e finitura
Il modello ha ricevuto la classica finitura TPS, in 36375 nelle zone inferiori e 36320 nelle aree superiori, con zone attorno al cockpit in Greyfish blue 35327.
Per riprodurre la scoloritura e i frequenti ritocchi di vernice dati dagli specialisti, ho poi trattato le zone interne dei vari pannelli dipingendo ad aerografo una area più chiara, usando il colore di fondo schiarito al 60 % con bianco, e dando mani leggere per controllare il risultato.
Usando mascherine volanti ho poi realizzato in modo quasi casuale (rifacendomi però alla iconografia disponibile) i ritocchi che gli specialisti danno alla cellula, usando, in modo altrettanto casuale, i vari grigi che compongono il TPS, così come avviene, di solito, sulle portaerei in navigazione.
Prima della posa delle decal, ho passato un’abbondante mano di trasparente gunze, che ha anche amalgamato il lavoro di invecchiamento realizzato sulla fusoliera e sulle ali.
Per le decal, ho usato lo splendido foglio della CAM DECAL numero 72031, dedicato al PROWLER, corretto nella forma e dimensioni delle lettere CAG e DCAG, a differenza dell’analogo foglio della MICROSCALE dedicato allo stesso soggetto, che presenta questi particolari di dimensioni errate.
Solo a questo punto ho aggiunto le varie antenne a lama che caratterizzano la versione ICAP Block 82, seguendo attentamente i profili forniti dal detail & scale.
Una delicata sporcatura, sempre con colori a tempera, su tutte le superfici, ha poi completato il tutto, prima di dare un’ultima mano di vernice trasparente, questa volta semilucida.
Conclusioni

Il modello. Vista di ¾ anteriore.
Il kit Hasegawa, per quanto basico, è pur sempre un’ottima base e, con un (bel) po’ di lavoro, se ne può trarre un buon modello, rappresentativo di un aereo concepito più di trenta anni fa ma sempre all’altezza della situazione.
Marco Panciroli
Bibliografia essenziale:
In Detail & Scale nr 46 EA 6B;
Lock on A6/EA6B, Verlinden;
A6 – EA6B Valk Around, Squadron Signal;
Modern military Aircraft: Intruder, Squadron Signal;
U.S. aircraft & armament of Operation Desert Storm: Squadron Signal.