F 106 A – ‘’DELTA DART’’
KIT HASEGAWA IN 1/72
di Marco Panciroli
Nonostante il Delta Dart sia stato per circa un ventennio la spina dorsale dell’ADC (Air Defence Command ) dell’USAF, e quindi un velivolo importante per l’aeronautica statunitense, non è mai stato trattato in modo adeguato dalle case modellistiche.
Se si escludono il vecchio Hasegawa in scala 1/ 72 e il più recente (e molto più corretto e dettagliato, anche se in positivo) Monogram in 1/48, esistono solo il vecchio ed introvabile kit Revell in 1/71 (le famose ‘’scale-scatole degli anni 50’’) ed il kit in 1/32 della Combat Model. Esiste inoltre un set di trasformazione per l’F 106A della Hasegawa prodotto dalla Falco, un Triple conversion set per la sua trasformazione nella versione biposto. La scelta per la scala 1/72 si riduce quindi al solo modello Hasegawa, risalente ai tardi anni ‘60, al pari del suo predecessore, l’F 102 Delta Dagger.
Il modello presenta molte inesattezze, oltre ad avere gli interni desolatamente spogli e la capottina in unico pezzo, per giunta molto spesso e relativa alla sola versione antecedente al 1972 quando il canopy, quasi triangolare e dotato di un montante al centro, venne sostituito da un altro a visibilità totale.

Particolari in costruzione vicino ad una moneta da 1 euro.
Un altro limite è rappresentato dal radome, che è rappresentativo dei soli preserie, molto simile a quello dell’F 102, e necessita di essere modificato per adeguarlo ai profili del 106 di serie.

Il radar e il vano avionica destro.
Anche i serbatoi subalari sono da modificare e rappresentano la versione impiegabile in volo supersonico, quando i primi 106 usavano lo stesso modello dei 102.
Discorso analogo per la ‘’gobba’’ davanti al canopy contenente il sensore IR e le ruote del carrello principale. In sintesi, occorre individuare esattamente il modello che si vuole riprodurre e dotarsi di un’ottima dotazione iconografica (molto bello il volume della Detail & scale ‘’F-106 DELTA DART- The ultimate Interceptor ‘’ n. 13, e il corrispondente In Colours & Markings , entrambi della In detail & scale, oltre al volume ‘’F-106 Delta Dart In Action’’ e a vecchi numeri di Koku fan).
Ottime foto sono anche reperibili sul Web, specie nel sito ‘’Pat’s World of the Delta dart.url’’.
AL LAVORO!!!
Il primo lavoro richiesto dal modello è stato quello dell’eliminazione del dettaglio in rilievo e la reincisione delle pannellature e dei portelli d’ispezione dell’intero modello. Quale riferimento , si possono prendere i disegni in scala 1/72 contenuti nel Detail & scale.
Per la reincisione ho utilizzato il nastro DIMO per le parti curve in fusoliera e le dime Eduard e Verlinden per le ali e i pannelli d’ispezione.
Terminato questo primo e gravoso lavoro, ho eliminato i vani carrelli principale e anteriore del kit, oltre ai riscontri per i pezzi destinati all’abitacolo. Il lavoro di preparazione della fusoliera è terminato con l’eliminazione del ricettacolo per il rifornimento in volo, decisamente troppo poco corretto.
Per ovviare alla scarsa profondità delle prese d’aria, sono state eliminate le paratie di fondo per realizzare i condotti delle prese d’aria stesse.
Dopo il lavoro di eliminazione, inizia la parte più divertente: l’autocostruzione del cockpit nonchè dei vani carrelli principali e anteriore.
Il cockpit è stato realizzato interamente in plasticard, utilizzando parti di elementi di fotoincisioni per le consolle laterali e autocostruendo integralmente il cruscotto. Stessa cosa per le pareti laterali, che hanno ricevuto il dettaglio necessario. Per il seggiolino eiettabile sono ricorso ad uno della True Details destinato all’F 101, ampiamente modificato e successivamente clonato in resina. Per l’abitacolo sarebbe anche disponibile un set della AIRWAVES, purtroppo non reperibile attualmente (a volte la ditta inglese rimette in produzione i suoi articoli; non è escluso che il set sia di nuovo disponibile in futuro).

Il vano carrelli in costruzione.
Il cockpit è stato quindi verniciato in ‘’aircraft gray’’ della Gunze, con i pannelli strumenti in ‘’tyre black’’, successivamente ripassati con un dry brush in grigio chiaro (ho usato l’H 308 della gunze, ma un altro grigio chiaro rende ugualmente bene l’effetto).
Anche i vani carrelli sono stati autocostruiti in plasticard ed hanno ricevuto le varie tubazioni in filo di stagno da saldatura da 0,4 mm, filo di rame e rod evergreen da 1 mm per i condotti maggiori. Il vano del carrello anteriore ha richiesto particolare attenzione, facendo molte prove a secco per mantenere l’originale assetto leggermente appruato del Delta Dart.

L’interno del cockpit in costruzione.
Volendo riprodurre la stiva missili aperta, ho provveduto anche alla completa autocostruzione della stessa, basandomi sia sulle immagini del Detail & Scale, sia sul vano missili del kit in 48 della Monogram, gentilmente prestatomi da un amico modellista.
Anche i tre complessi lanciatori detraibili sono stati totalmente autocostruiti, salvando solamente, come base, la doppia rotaia anteriore fornita nel kit. I tre complessi sono, da soli, formati da oltre 20 pezzi ciascuno! Anche i portelli della stiva sono stati dettagliati, assottigliandoli e dotandoli di nuove cerniere, essendo quelle del kit decisamente sproporzionate.
Tutta l’area della stiva missili è stata colorata con l’interior green della Gunze, colore dato anche ai vani carrelli principali e anteriore.
Terminata la stiva missili, il lavoro è passato alla baia dell’elettronica anteriore. La struttura è stata ricavata dall’insostituibile plasticard; una volta verniciata con il ‘’zinc cromate’’, ha ricevuto le varie box , realizzate partendo da listelli rettangolari della Evergreen dettagliati con tondini di plasticard da 0.5 mm, realizzati con la fustellatrice per simulare interruttori e pulsanti e filo di rame, ricavato dall’interno di un cavo telefonico.
Il pannello di fusoliera è stato ricostruito in alluminio ( preso dalla solita lattina), con il dettaglio interno realizzato in plasticard da 0.5 mm. Anche questo è stato colorato in ‘’zinc cromate’’, e successivamente invecchiato mediante ombreggiatura e dry brush.
Gli aerofreni, volendoli rappresentare aperti, sono stati prima assottigliati e successivamente hanno ricevuto il complesso dettaglio interno con sottile strisce di plasticard da 0,5 mm di spessore.
L’ugello di scarico del motore ha richiesto un buon lavoro di dettaglio interno, oltre a ricevere un nuovo e più lungo condotto e il fondo ha ricevuto l’ultimo stadio del compressore, ricavato da uno scarico di un Phantom.
Prima di chiudere le semifusoliere e assemblare i vari sottoinsiemi, ho realizzato i condotti delle prese d’aria, usando del lamierino di lattina, e fissandolo alla parte interne dei pezzi del kit. Le paratie di separazione dello strato limite sono poi state forate con una feritoia rettangolare, completata con sette piccoli listelli di plasticard, per simulare le griglie poste internamente alle prese d’aria.
Terminato l’assemblaggio delle prese d’aria, queste sono state inserite in fusoliera, e la parte interna colorata in allumino.
Montati i vari sottoassiemi , si possono chiudere, dopo innumerevoli prove a secco, le semifusoliere. A questo punto si pone il problema del radome, rilevato all’inizio.
Il cono del radome proposto da kit rappresenta quello del prototipo, conico e simile a quello del suo predecessore, l’F 102. Per realizzare il corretto profilo ogivale, ho proceduto come consigliato in un articolo apparso sul Ali in Miniatura, a firma di Alessandro Nati Fornetti. Ho quindi accorciato il radome di circa 2 mm, praticato quattro tagli ortogonali all’asse del radome e inserito altrettanti listelli in plasticard, per conferire la corretta forma ogivale.
I quattro inserti sono quindi stati stuccati e carteggiati, dando così la corretta forma ogivale al radome. Il montaggio procede con la ricostruzione del ricettacolo per il rifornimento in volo, realizzato con una base in plasticard e sottili strisce dello stesso materiale.
Dalle ali, prima dell’unione alla fusoliera, sono state rimosse le superfici mobili, dettagliate e ricollocate leggermente deflesse, come si rileva dalla maggior parte delle immagini di F 106 in parcheggio.
Alle estremità delle ali sono state realizzate le luci di navigazione, rappresentate da un foro passante, chiuso successivamente da un inserto di plasticard trasparente ricavato con la fustellatrice.
Un ultimo particolare realizzato per la fusoliera è il lungo gancio di arresto, assente nel kit Hasegawa. Anche questo è stato realizzato in plasticard, mediante una striscia da 1 mm si spessore e il gancio, realizzato dal pieno. A questo punto ho unito le ali alla fusoliera e stuccato le inevitabili fessure.
Anche i carrelli principali e anteriore del kit sono stati notevolmente migliorati, lasciando solo la gamba di forza principale inalterata e realizzando per autocostruzione il resto del complesso, compreso i compassi antitorsione e i martinetti di retrazione. Il solito filo di stagno da 0.4 mm rappresenterà i condotti dell’olio idraulico.

Carrelli e altri particolari in costruzione.
Le ruote del kit, come il resto del modello, sono poco dettagliate. Seguendo le indicazioni del Detail & Scale ho quindi realizzato i fori di alleggerimento delle ruote principali e aggiunto una rondella sul mozzo dei ruotini anteriori.
Dopo l’assemblaggio e la preparazione della fusoliera, sono passato a realizzare il canopy del posto di pilotaggio. Il parabrezza è stato realizzato con due elementi di plasticard trasparente da 0.5 mm, raccordati da un elemento di plasticard alla sommità. Le due lastre piane hanno ricevuto due incisioni dall’interno, per simulare gli elementi di rinforzo presenti sull’originale.
Prima di collocare questo elemento in fusoliere, ho ricostruito la palpebra superiore del quadro strumenti, inserendo un elemento in plastirod per simulare lo schermo del radar, e aggiunto il settore in plasticard da 0.25 mm che riproduce il “vision splitter” . Quest’area è stata colorata in nero opaco ed i particolari evidenziati con un dry brush in grigio chiaro. Il fissaggio e la successiva stuccatura del parabrezza completa la preparazione della fusoliera, prima della verniciatura. Lavato accuratamente il modello e mascherate le varie aperture (vani carrelli, cockpit, avionica, vano missili, prese d’aria e cono di scarico), con nastro tamia, carta da cucina e maskol, sono passato alla fase della verniciatura.

Il vano carrello anteriore in costruzione.
Per iniziare, ho dato un fondo di nero lucido sintetico (Gloss black FS 17038Testor ) come fondo per il ricettacolo del rifornimento in volo, della parte terminale della fusoliera e del labbro anteriore delle prese d’aria, seguite da una mano di steel della Alclad II.
Mascherate le parti in metallo, sono passato alla verniciatura del resto del modello.
Gli aerei della difesa aerea americana avevano la colorazione in ADC (Air defence Command) Gray, traducibile modellisticamente nel grigio chiaro definito ‘’Aircraft Gray’’. Dopo aver provato il grigio H 57, della Gunze, ho optato per il Testor 1731, più fedele, in base alle immagini in mio possesso, all’originale.
Due mani ben diluite per non creare l’effetto ‘’buccia d’arancia’’ sono state sufficienti a rende l’aspetto lucido del caccia originale.
Mentre attendevo la completa essiccazione del grigio, mi sono dedicato ad altri particolari del modello.
I portelli dei carrelli sono stati integralmente autocostruito con plasticard di vario spessore, mantenendo solamente i portelli del vano carrelli principale, notevolmente assottigliati con una fresa e con il dettaglio interno ricostruito in plasticard da 0,25 mm.
Anche il tettuccio ha richiesto un grosso lavoro di dettaglio.
Innanzi tutto, il kit fornisce il modello montato sugli F 106 fino al 1972, contraddistinto da un montante centrale e le superfici quasi piane. Volendo realizzare un velivolo del 5° Fighter Interceptor Squadron (F.I.S.) nel 1982, ho dovuto modificare il tettuccio del modello originale con il milliput, fino a conferirgli il profilo del nuovo tettuccio, quindi termoformarlo.
Dopo qualche tentativo, raggiunto un risultato soddisfacente, ho dettagliato internamente il tettuccio con il solito plasticard e colorato internamente con lo stesso ‘’interior gray’’ usato per l’abitacolo.
Anche i piloni e i serbatoi subalari sono stati riprodotti in questa fase. I piloni sono stati reincisi, allungati di 3,5 mm verso coda e abbassati fino a portarli ad una altezza di 12,0 mm verso prua e di 11,5 mm verso il bordo d’uscita, come indicato nel citato articolo di Nati Fornetti. Queste misure corrispondono ai disegni riprodotti sul Detail & Scale nr 13.
La verniciatura del kit è stata quindi terminata verniciando il radome in nero semilucido, non prima di ave aggiunto allo stesso il lungo tubo di pitot, realizzato con un ago di siringa e filo di rame da 0.5 mm, raccordato con milliput al cono del radome. Anche Il dielettrico presente in coda è stato verniciato in nero semilucido.
La verniciatura è terminata con la colorazione in bianco lucido del pitot, completato con le strisce rosse ricavate da sottili strisce di decals.
Completata la verniciatura del modello, ho montato i carrelli principali ed anteriore del kit, prima di applicare una mano di vernice lucida della Gunze, quale fondo per l successiva applicazione delle decals.
Queste sono tratte dal foglio decals nr 72-92 della Microscale, dedicato a F 106 A e B; questo foglio propone infatti un biposto del 27 F.I.S, un monoposto dello stesso reparto e altri due caccia : uno del 5° F.I.S, realizzato in questo articolo, e uno del 49 F.I.S.
Le insegne di nazionalità provengono invece dal foglio 72-83 , sempre della Microscale, dedicato alle insegne dell’USAF dal 1947 ad oggi.
La livrea rappresenta un F 106 del 5° Fighter Interceptor Squadron, di base presso la TYNDALL Air Force Base nel 1982.
Stesa una mano finale di lucido (i velivoli del Air Defence Command avevano una finitura lucida ed erano soggetti ad una ottima manutenzione, visto che operavano esclusivamente nel territorio nazionale su basi attrezzate!) ho montato i vari particolari, come i portelli del vano missili e dei carrelli, i piloni dei serbatoi e i serbatoi stessi, le due antenne a lama dell’IFF montate vicino al gancio di emergenza e il portello del vano avionica.
Il montaggio del tettuccio, con sovrapposto un casco tratto da un set Hasegawa, ha completato il lavoro.
Il modello è stato ambientato su di una pista in cemento, usando accessori commerciali Verlinden e Hasegawa, una scaletta autocostruita in filo di rame e animato da due figurini, sempre della Hasegawa, leggermente modificati nelle pose.

Il modello finito
Un ultimo lavoro lo ha richiesto il compressore MC-1°, realizzato dalla Hasegawa in modo troppo semplificato, che ha richiesto un piccolo lavoro di correzione e dettaglio sulla base delle poche immagini ricavate da internet.
Nel complesso il modello della Hasegawa risulta corretto nelle linee generali, tranne che nel radome, ma necessita di un grosso lavoro di reincisione e di superdettaglio per renderlo al meglio. Sicuramente un modello in 1/72 di nuova generazione sarebbe il benvenuto per riprodurre degnamente un aereo che ha rappresentato la spina dorsale della difesa del continente nord americano per oltre un ventennio.
BIBLIOGRAFIA
- Detail 6 scale nr 13 “ F 106 Delta Dart – The Ultimate Interceptor”
- Colors & markings of the F-106 Delta dart Vol.1
- Ali in miniatura nr 1
- Pat’s World of the Delta Dart (sito internet)
Marco Panciroli